30 dicembre 2009

L'importante è il viaggio, non la meta.

Ultimo articolo dell'anno.
Domani sarò in viaggio verso la catalogna quindi colgo l'occasione per salutare voi e quest'anno.
Nel farlo oltre a ringraziarvi delle ventimila e più visite ricevute su questo piccolissimo blog, vi auguro di vivere non un anno, ma ogni singolo momento, felicemente. In modo che possiate essere consapevoli e soddisfatti di ogni attimo.

Che il giorno più bello possa sempre essere quello che state vivendo, mai quello passato e mai quello ancora da venire.

23 dicembre 2009

Sotto un unico cielo.

C'era una volta la Antonio Merloni S.p.a. C'è ancora, a dire il vero. Non per molto tempo, mi viene da aggiungere. Non divaghiamo.
C'era una volta un capannone della Merloni S.p.a., un martello alzato, un dito sull'incudine e una scommessa.
-Non sarà matto a colpire davvero?
-Non sarà matto a lasciare il dito fermo?

C'era una volta, qualche anno dopo, sotto lo stesso cielo, un regista cinese di nome Zhāng Yìmóu. Il regista tirò fuori un blockbuster asiatico dal dubbio gusto, risparmiatevelo. Un imperatore sognava di riunire tutte le genti in un solo stato, garantendo pace e prosperità. La sua poesia recitava così: sotto un unico cielo.

Nel frattempo il sogno dell'imperatore era realizzato. Sogno, oddio...incubo.
Sotto lo stesso cielo José Bové "piangeva disperato la sua libertà perduta". Per dirla con parole d'altri.

Sotto lo stesso cielo, per due settimane, a Copenhagen, si sono riuniti i cosiddetti potenti della terra. Gli unici che fino a oggi non sembrano aver capito il sogno dell'imperatore, pur essendo i generali che l'hanno realizzato. Sarà forse che tra loro e quel cielo, l'unico che abbiamo, c'era un capannone da gozziliardi di dollari e una fitta coltre di smog.

Sotto lo smog, sotto al capannone, qualcuno però non c'era. Mancava l'imperatore in persona, Wen Jinbao.
C'era al suo posto un sottosegretario al salcazzo dell'inutile.

E' presente il primo ministro cinese?
No! Disse il salcazzo del sottosegretariato all'inutile.

Allora prese la parola la Merkel, dicendo che anche unilateralmente la Germania si sarebbe impegnata a ridurre le emissioni dell'80% entro il 2050 come negli accordi precedenti era stato stabilito.
No! Ha risposto l'imperatore, via preposta inutile persona del salcazzo.

Manteniamo almeno il tetto massimo del riscaldamento globale a 2° fino al 2020. Già c'era l'accordo.
No! Ha risposto il salcazzo dell'imperatore, ormai sottosegretario all'inutile.

Si è alzato poi il negro. Quello che realizza la fantascienza. -Offro cento milardi di dollari ai paesi in via di sviluppo, e mi impegno a diminuire le emissioni U.S.A. del 17% rispetto al livello del 2005 entro il 2020.
E...indovinate un po' il sottosalcazzo dell'imperatore? Non è difficile vero? No!

Avete capito bene, è stato impedito anche ai singoli paesi, unilateralmente, di inquinare di meno, di sfoltire la coltre tra noi e il cielo. Vi chiederete perché.

La risposta è semplice: siamo ormai tutti sotto un unico cielo, l'incubo dell'imperatore è oggi. E' qui. Adesso.

E di nuovo a correre, e di nuovo a produrre, e di nuovo a testa bassa.
In alto i martelli.
Le dita sull'incudine.

Non saranno matti a non accordarsi?
Non saranno matti a coprire l'unico cielo?

Nel capannone della Antonio Merloni S.p.a. si è sentito improvvisamente un urlo terribile.
Portate l'orecchio alla finestra e guardate quello che resta del cielo. Questa volta non basterà un'ambulanza e una corsa al pronto soccorso.

18 dicembre 2009

Guillermo del Toro, Günter Grass. Pick your point of view.

C'era una volta una nazione, due lampadine, una falena, un bambino, un'offerta rifiutata e una promessa.
C'era una volta una bambina, un mostro dietro una porta e un mostro di fronte a una porta, una prova e tanta paura.
C'era una volta un tamburo, due mazze. La Polonia non era ancora perduta. Che poi ci fosse o no una caduta o meno dalle scale, cosa conta? La Polonia non era ancora perduta.

Cosa fa di una storia una grande storia?

Difficile da dire, probabilmente non sono il più indicato per rispondere.
Di sicuro i due signori di cui sopra hanno risposto come meglio non si poteva.

Il patto narrativo è un contratto. Un accordo tra autore e pubblico liberamente accettato da entrambi. Difficile da ammettere logicamente la necessità di accettare qualcosa di palesemente falso, eppur si muove! Scusate, intendevo: eppure funziona.



Cosa ci spinge a firmare quei contratti? Perché alcuni sono terribili e altri dolcissimi da onorare?

Io. And the song remains the same. Le grandi storie surreali, grottesche, fantastiche, immaginarie sono tali perché ci lasciano scegliere come guardarle. Non c'è vergogna, si prestano, le puoi girare e rigirare. Continuano a sorridere nello stesso modo. O a urlare. O a disperarsi.

Che una gobba spunti guardando le formiche dopo la morte del tuo padre putativo o che sia la febbre causata da un sasso poco cambia. Cosa cambia?
Cambia il nostro punto di vista. Possiamo riscrivere quel foglio prima di metterci sopra il nostro nome. E questo se permettete, fa tutta la differenza del mondo.

Che siano satiri o capitani a popolare i nostri incubi spetta a noi dirlo. La nostra storia è lì, come noi abbiamo deciso di vederla.

Ecco, forse è questo. Le grandi storie si lasciano raccontare come noi le vogliamo.

4 dicembre 2009

Thich Nhat Hanh. Trowin' away.

Nei prossimi giorni sarò fuori città, non avrò possibilità di scrivere. Avevo pensato di lasciarvi un piccolo presente, nel caso vi annoiaste nel frattempo.
E' una lezione di Thich Nhat Hanh tenuta nel 2006 durante un ritiro spirituale.

Non mi dilungo su chi sia quest'uomo, lo avevo già nominato in questo articolo, le informazioni su di lui sono facilmente googlabili, come pure le sue pubblicazioni per chi fosse interessato ad approfondire.

Il filmato è in effetti insolitamente lungo, per i tempi della rete. Un'ora e quaranta minuti.
Sembra un'infinità di tempo. Non così tanto se pensiamo che un metalmeccanico avvita bulloni per seicentomila ore nella sua vita.

Quest'ora e quaranta probabilmente vale più di quelle seicentomila.

Il video è in inglese, ma il terribile inglese del venerabile maestro è davvero comprensibile a tutti.

Ora vi starete chiedendo perché mai dovrei linkare semplicemente un video pubblicato su google video. La risposta è che purtroppo il rumore di fondo della rete spesso copre le perle a favore dei video sul puzzo di cazzo. Una segnalazione può valere la candela se serve a diffondere qualcosa di veramente profondo. Consideratelo un regalo di natale e buona visione.

Per chi fosse ulteriormente interessato faccio presente che il maestro sarà in Italia per guidare un ritiro spirituale a marzo. Potete trovare maggiori informazioni qui.