18 gennaio 2010

Sette giri.

L'altro ieri ricorreva il centenario della nascita di Mario Tobino. Psichiatra e scrittore, antifascista e cattolico. Un bel casino insomma.

Il caso ha voluto, che in quei giorni, come avrete visto dal mio scaffale Anobili, mi sia capitato di leggere un suo romanzo: "Le libere donne di Magliano". Un libro toccante e poetico, non ruffiano, in cui la follia puzza di piscio e galline morte, tra le celle umide del manicomio di Magliano. Un libro dal quale, allo stesso tempo, sgorga una dolcezza e un'umanità strappata, in bilico, negli occhi delle pazienti della casa di cura.

Da quei tempi ne è passata di acqua sotto i ponti, ma quel puzzo si sente ancora. Le mura di pietra sono state abbattute e al loro posto, asettiche e fredde, sono state innalzate torri di Xanax e Roipnol. Steccati di Lexotan si sono moltiplicati, oscuri pozzi di Oxapam e Quilibrex: moderni reparti per i pericolosi.

Al mio paese c'è un'usanza goliardica. Chiunque faccia, di corsa, sette giri della fontana della piazza può ottenere dalla pro loco locale un certificato di follia: la patente da mattu.

Come Cronenberg ne "Il demone sotto la pelle" esorcizza la libertà sessuale con i suoi parassiti gore, come Tobe Hopper in "Non aprire quella porta" esorcizza la rivoluzione sessantottina e la liberalizzazione dei costumi con la motosega di Leatherface, così noi, a Matelica, esorcizziamo la pazzia con sette giri della fontana. La rendiamo ridicola, giocosa, goliardica. Se ne potrebbe fare un concept, se non fosse un mezzo plagio: "Seven degrees of inner turbolence".

Paese dei matti e dei rissaioli. Così è conosciuta la mia cittadina nei dintorni. Lusinghiera nomea, dovete ammettere. Te ne accorgi girando per le strade, entrando nei locali. Non è raro imbattersi in chi "i russi, i russi controllano l'acqua...domani chiudono i rubinetti e che cazzo faccio? tu che cazzo fai?", in quello che "secondo te chi lo prende più in culo, Marina Ripa di Meana o Bill Gates?", in chi chiama Mario quello che si chiama Luca, Luca quello che si chiama Alessandro, mamma la barista e Danilo tutti gli altri esseri umani, ciao! C'è lo storto, la pazza urlante, "che io sono la più bella", quello che "Usciamo, che la risolviamo una volta per tutte!". Poi ci sono quelli che non vedi, quelli dietro le mura, al di là dei cancelli, in fondo ai pozzi.

Nessuno di questi che io sappia ha mai fatto i sette giri. Nessun certificato, nessuna cartolarizzazione. Probabilmente è questa la loro pazzia, il non essere certificati. Nei comportamenti, nel sentire, nelle scelte: l'infinita paura che abbiamo tutti noi di non rientrare nelle regole del "potere circolare", per dirla con le parole di uno che coi matti ha avuto a che fare.

Focault non ha solo formalizzato l'idea di potere circolare. E' stato di più. E' stato tutto e il suo contrario. E' stato eretto a dio di una moderna religione. E' stato l'amico che NON mi ha salvato la vita. E' stato l'abbattimento della morale, la riscossa dell'omosessualità, il trionfo della libera scelta, l'elogio delle follia come devianza possibile e a tratti, addirittura, necessaria.

Soprattutto è stato la mostruosa e inconfessabile contraddizione di aver tracciato una via luminosa e di rappresentare allo stesso tempo l'incapacità di seguirla. Lui, uomo piccolo, accademico di potere, creatore e utilizzatore di quel potere circolare da cui rivendicava la devianza e descriveva l'indipendenza. Potere che utilizzava per esercitare la sua misoginia, per favorire i suoi puer, per erigersi, come il vitello d'oro, a idolo infamante della religione che aveva rivelato. Lui, omosessuale, che rivendicava il diritto di VOI (non noi) omosessuali alla libertà di scelta, che fino anche in punto di morte nascondeva la sua malattia, l'AIDS, allora ancora conosciuta come "cancro dei froci".

Credo che Focault abbia fatto quei sette giri, come noi. Noi che cerchiamo di esorcizzare la follia, mettendola in ridicolo, nascondendo la nostra contraddizione, il nostro desiderio di perseguire quella via luminosa che è la libertà di scelta e al contempo la paura che ci stringe il cuore al solo pensiero. Per questo abbiamo eretto delle fortezze chimiche intorno a noi, per questo giriamo intorno alla fontana, per questa inconfessabile ragione il matto è un malato, un estraneo, uno straniero. E' il nostro pensiero che ci spaventa, è la nostra volontà castrata di eunuchi del potere circolare.

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