23 settembre 2009

L'orgasmo perfetto!

Si certo, come no. Magari la prossima volta.

Fregati! Vi vedo eh. Lì, con le palpebre lievemente socchiuse per mettere meglio a fuoco lo schermo. Con le vertebre cervicali ordinate a comporre un arco convesso all'altezza della gola.

Potete rilassarvi ora.

Il sesso fa questo effetto, sempre. Per questo fa audience.
State pur tranquilli, siete in internet, la casa del sesso. Potete trovarne a volontà non appena uscirete da questa pagina.

Su internet potrete trovare anche il film documentario Videocracy, oppure potreste andare a vederlo al cinema, come ho fatto io domenica sera.
Aspettate! Aspettate un attimo prima di cliccare via da qui diretti su youporn; è vero, non parlerò di sesso in questo articolo, ma nemmeno di politica. Possiamo trovare un accordo insomma.

Videocracy non è un documentario sulla politica, anche se ci sono dei riferimenti politici. Non è nemmeno un film sulla libertà di informazione, anche se tratta di non informazione. E' un film su di "noi".

Questo noi sta per "noi italiani", ma anche per "noi uomini", inteso come genere umano.
Tutto il film è un susseguirsi di personaggi da freak show. Dal produttore livido, grassoccio e omosessuale, al presidentissimo di ogni cosa. Dal paparazzo attention whore, palestrato e tatuato, che si fa riprendere nudo, stirandosi il cazzo in modo che nell'inquadratura appaia barzotto ma non eretto, fino alla "meglio gioventù" dell'evoluto e avanzatissimo nord Italia. Il tutto condito da veline, letterine, bocchine, mignottine, culi, tette, imbarazzo, regresso culturale, allegria psichedelica e altro ancora.

Questo carrozzone funziona!
E non intendo il carrozzone delle telecomunicazioni, quello lo vedo che funziona, mi basta accendere la televisione. Dicevo del film. Funziona. La migliore prova scientifica indipendente del fatto che il film colpisca me l'ha fornita la mia inconsapevole assistente, seduta alla mia destra, la signorina F. Generazione Sex and the City.

La signorina F. ha totalizzato nel corso del film almeno una decina di "ehmfh", che non è un vagito, è più un sospiro aspirato, quel disappunto misto a un pizzico di vergogna e rabbia che nella lingua comune si traduce in: "questo che sto vedendo è proprio estraneo al mio schema mentale su come dovrebbe essere la realtà del mio mondo". Ci sono stati addirittura due o tre "appoggio la mano sulla fronte e lascio cadere il palmo a coprirmi parzialmente gli occhi", che nel linguaggio comune si traduce con: "questo è talmente contrario alla mia visione del mondo che non lo voglio nemmeno vedere tanto ne sono imbarazzata".

Ecco il perchè dovreste vedere Videocracy, è come guardarsi in uno specchio rotto. Notare obrobri riflessi in frammenti informi. Inorridire alla loro vista. Deridere, condannare quelle deformità per poi accorgersi che non sono altro che la nostra immagine riflessa.

L'immagine di me, che alle due della notte cerco di far funzionare un "analizer" per il mio blog.
Questo blog non ha nessuno scopo commerciale. Sono talmente pigro da non voler nemmeno pensarne uno, nemmeno dei più semplici. Quelli delle società che ti truffano facendoti esporre i loro banner per poi non pagarti. Quelle società non ti pagano, mai. Ma non importa.

Anche senza alcuno scopo, mi ritrovo a declinare rosari di lodi a tutti i santi per far funzionare quel dannato strumento, che mi permette di sapere in quanti leggono il mio blog. Nello stesso imbarazzante stacchetto delle aspiranti veline, nello stesso umiliante show del sosia di Van Damme ma che balla come Ricky Martin. Nel disperato tentativo di trovare il sè di qualcun'altro che mi faccia esistere.

E più tardi ti accorgi, di essere uno degli attori di Videocracy, e più è peggio. Perchè hai avuto più tempo per criticare, per sbeffeggiare, per inorridire di fronte a quelle immagini. Quelle riflesse nei brandelli di specchio rotto. Più tempo passa, prima di capire, e più profondi sono gli "ehmfh". Più in basso scende la mano a coprire gli occhi.

Intendiamoci, è un attimo, e riguarda solo la mente concettuale. Non serve a nulla coprirsi gli occhi quando si è ciechi . Ma nonostante tutto vale la pena mettersi in condizione di riflettersi su quello specchio. E' come una catarsi. Che val bene i sei euro del biglietto e un paio d'ore del nostro tempo.

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