29 agosto 2009

I buoni arrivano primi.

Il "Dilemma del prigioniero" è un gioco molto semplice, alla base della teoria dei giochi. Probabilmente ne avete sentito parlare, sicuramente avete avuto a che fare con decisioni che rientrano nella sua casistica.
I due giocatori possono scegliere tra due strategie: "Collaborazione" o "Tradimento". Le loro scelte si possono inserire in una bimatrice e per ogni strategia si ha un risultato di "livello di soddisfazione". In questo gioco la strategia ottimale è il "Tradimento". Giocando il comportamento "Tradimento", si massimizza il proprio "livello di soddisfazione" a prescindere dalla scelta dell'altro giocatore. Purtroppo il "livello di soddisfazione" più elevato corrisponde al caso in cui entrambi i giocatori scelgono "Collaborazione". Capirete che il gioco in se preclude l'attuazione di tale strategia a ogni giocatore razionale, impedendo così l'ottimizzazione del "livello di soddisfazione".
Lo avrete visto nei film polizieschi dove i due complici vengono interrogati in due stanze differenti per farli confessare. Uno dei miei amici è stato costretto a firmare la lettera di dimissioni usando questo sistema. E' stato studiato in lungo e in largo da sociologi, politici, antropologi e quant'altro.

Oggi pomeriggio un mio amico battezzerà la figlia con rito cattolico. La domanda sorge spontanea: lei sarà felice?

Iniziamo a togliere l'inutile e il superfluo...

M'ama. Io sono il signore dio tuo. Non Avrai altro dio all'infuori di me. Via!
Non m'ama. Non nominare il nome di dio in vano. Via!

Richard Dawkins, tre anni fa, ha pubblicato un libro intitolato "L'illusione di Dio" (The god delusion"). E' ateo. E' uno dei più acerrimi oppositori del cattolicesimo. Il suo odio è perfettamente ricambiato da Santa Romana che gli ha combinato una solenne scomunica. The god delusion non è un gran libro, è solo uno degli innumerevoli tentativi di dimostrare scientificamente l'impossibilità di un dio trascendente. I due capolavori di Dawkins sono invece "Il gene egoista" (The selfish gene) e "Il fenotipo esteso" (The extended phenotype).

Ricordati di santificare le feste.
Onora il padre e la madre.
Non uccidere.
Non commettere atti impuri.

I buoni arrivano primi non è solo il titolo di questo articolo, nel 1976 è stato anche il titolo del dodicesimo capitolo de "Il gene egoista". In quel capitolo Dawkins racconta di come un suo collega, Robert Axelrod abbia organizzato una sorta di torneo al gioco del prigioniero. I concorrenti avrebbero dovuto elaborare una "strategia" da giocare secondo le regole del gioco del prigioniero durante un numero n di mani, con n sconosciuto ai partecipanti (per simulare un numero potenzialmente infinito di reiterazioni del gioco). Avrebbe vinto la strategia che alla fine dei round avesse accumulato il "livello di soddisfazione" totale più alto.

Non rubare.
Non dire falsa testimonianza.
Non desiderare la donna d'altri.
Non desiderare la roba d'altri.

Parteciparono in molti a quel torneo, con strategie dai nomi fantasiosi. Naive Prober. Remorseful Prober. Better. Il vincitore fu Anatol Rapoport con la sua strategia Tit for Tat. Ora vi starete chiedendo quale matematica superiore abbia utilizzato Rapoport per creare la strategia di comportamento migliore tra tutte quelle possibili non è vero? Semplice, nessuna. Tit for tat gioca Collaborazione dopo ogni Collaborazione giocata dall'avversario e Tradimento dopo ogni Tradimento giocato dall'avversario. Non c'era stata nessuna strategia per quanto elaborata che avesse raggiunto un livello di utilità (felicità?) maggiore di Tit for Tat.
Mi apri la porta? Io ringrazio.
Tu sorridi? Io sorrido.
Tu mi tratti male? Io mi arrabbio.

Uno degli aspetti più significativi di Tit for Tat, è il fatto che più strategie Tit for Tat ci sono in gioco nel torneo e più ognuna di esse performa bene, più il livello di felicità aumenta per tutti.
E' incredibile come la miglior prova dell'utilità del cattolicesimo che io abbia mai sentito venga da uno dei suoi più aspri nemici. Non credo che i cattolici se ne siano mai resi conto, erano probabilmente troppo impegnati a guardare quei petali inutili che gli sbarrano la vista.

Ama il prossimo tuo come te stesso.

Dedicato, in libertà, a Fabio e sua figlia.

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