5 agosto 2009

Intervallo continuo

Ho sempre trovato inutili le presentazioni.
A stento ricordo i nomi della gente che incontro. Se mi chiedessero di descrivere una sola faccia, tra quelle che ho incrociato nella metro di Parigi la scorsa settimana, non ci riuscirei. Sarebbe più facile provare a fissare l'esatta posizione di un punto lungo una retta, qualsiasi tipo di retta. A rimanerci addosso non sono le cose che tentiamo di ricordare, capita piuttosto l'opposto.

La dottoressa Susan Blackmore immagina i nostri ricordi, le nostre idee, i nostri racconti, come piccoli esseri viventi, come microbi o giù di lì. Questi strani esseri viventi da stasera hanno trovato un nuovo modo per riprodursi, non è come fare l'amore, almeno non è così che me li immagino mentre si moltiplicano. Li vedo ammassarsi come i punti sulla retta di prima, accalcati, senza abbastanza spazio per vivere eppure sempre più numerosi. Lo spazio sembrerebbe mancare... ma c'è. L'idea stessa dello spazio insufficiente è solo un altro punto, un'altra ameba o giù di lì, che si confonde con gli altri lungo la linea 2, tra Nation e Porte Dauphine.


Non ci saranno presentazioni questa notte. Soltanto un altro punto. A chi volete che possa nuocere, di spazio ce n'è tanto...


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