24 febbraio 2010

Google, l'Italia vince l'oro nella marcia (indietro).

Oggi il giudice Oscar Magi della quarta sezione penale ha condannato a sei mesi di reclusione per violazione della privacy tre dirigenti di Google Italia, nel processo di primo grado che li vedeva imputati anche per diffamazione, capo d'accusa in relazione al quale invece sono stati assolti.

In breve: il giudice ha applicato per analogia la legislazione relativa alla carta stampata, considerando Google responsabile per la pubblicazione di un video in cui un disabile veniva preso di mira con atti di bullismo.

Cosa c'è che non va? Perché sto scrivendo questo articolo su una sentenza di primo grado per un reato minore?

La risposta è semplice, questa sentenza è unica nel suo genere e apre le porte a molte considerazioni.
Nessun tribunale, di nessuno stato, aveva mai condannato un gestore di servizi online per il materiale che un utente terzo aveva pubblicato utilizzando il servizio fornito, al massimo si era intervenuti per obbligare il gestore a rimuovere tale materiale in caso violasse delle leggi in vigore in un dato stato.

Non interessa qui, ora, nel mio spazio, l'analisi legale della questione, non dubito ci siano altri più preparati e competenti nel sottolineare le forzature di questa sentenza e l'inadeguatezza della legislazione italiana in materia. Mi interessa sottolineare l'unicità del provvedimento. Se infatti, in sostanza, nessuno stato ha ancora messo appunto una disciplina legale capace di regolamentare la rete senza snaturarne la ratio finale (ammesso che sia possibile), non era mai stato emesso nessun atto di condanna simile. L'Italia vince questa medaglia d'oro, nella marcia indietro nel tempo.

Assimilare la carta stampata alla rete non è semplicemente una forzatura, è la prova della mancanza di comprensione di un fenomeno che rappresenta il più grande cambiamento di questi anni e che sembra non solo esponenziale nel suo avanzare, ma anche inevitabile. Vorrebbero!
Vorrebbero che la rete fosse simile alla carta stampata, in cui controllare cinquanta, cento uomini chiave permette un monopolio dell'informazione e di fatto, un potere che ben conosciamo in questo paese, ma così non è, la rete va ben oltre l'informazione.

Lungi da me fare un'apologia della rete ora. Chi mi legge con una certa regolarità, avrà avuto occasione di accorgersi che non sono particolarmente entusiasta del rumore di fondo e della massa di informazioni di basso livello che girano sulla rete (chi non ha avuto occasione può trovare gli articoli qui e qui) a cui il video in questione sicuramente appartiene ma, nonostante ciò, l'ipocrisia e la posizione reazionaria della sentenza in questione mi obbligano a non rimanere in silenzio.

Ipocrisia, perché al di là delle frasi di circostanza, si è di fatto sfruttato il soggetto del video in questione, un disabile, per aumentare la cassa di risonanza del fatto e per cercare di influenzare il giudizio dell'opinione pubblica.

Reazione al progresso, perché una presa di posizione di questo genere rende, di fatto, impossibile offrire servizi di hosting sulla rete, minandone alla base la filosofia, il funzionamento e la pragmatica. Anche io, ultimo tra gli ultimi, non avrei più possibilità di parlarvi da questo piccolo spazio in casso passasse la concezione che, chi ospita il mio pensiero, ne sia oggettivamente responsabile. Sarebbe come incolpare le poste per le lettere minatorie, i gestori di telefonia per le telefonate di minaccia. Il fatto stesso che non sia possibile controllare tutte le voci e le opinioni che formano la coscienza condivisa della rete non può, in nessun caso, autorizzare lo stato ad usare gli host come sbirri delegati al controllo sul materiale che forma la rete, per quanto squallido, inutile o grottesco esso sia. Chi lo partorisce è il solo responsabile del suo pensiero e delle sue azioni.

Se volete farvi due risate potete cercare le dichiarazioni dell'ex ministro Fioroni a riguardo, mi scuserete se provo troppo imbarazzo anche solo per copiaincollarle qui.
Questo imbarazzo nasce dalla consapevolezza che la nostra classe dirigente, non è solo totalmente impreparata e ignorante, riguardo alla più grande rivoluzione che sta scorrendo viva attraverso le connessioni che fanno da ponte di condivisione per il pensiero di milioni di uomini, ma ne è spaventata. Hanno una tale paura che la loro paranoia sta velocemente degenerando in schizofrenia.

A essere onesti, tutto sommato, ne hanno ben donde. Che lo vogliano o meno verranno seppelliti, perché di fatto già cadaveri di un'epoca che non gli appartiene, da una coscienza condivisa che non possono arginare, maneggiare o piegare ai loro scopi.

1 commento:

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    nolvadex

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