12 settembre 2009

La Moratti, Anthony Hopkins e la mia moto.

Mi ero riproposto di non parlare di fatti di cronaca. Se non altro perchè c'è molta gente che ha più risorse e più competenze di me per farlo. Questa è un eccezione, anche se solo per metà. Visto che la notizia è vecchia di quasi due mesi. Per farla breve mi riferisco all'ordinanza, entrata in vigore a Milano il 19 luglio, che vieta la vendita, il consumo, la cessione e l'acquisto di alcolici per i minori di sedici anni. L'intenzione della Moratti, secondo le sue dichiarazioni, è quella di proteggere la salute dei ragazzi e di inibire dei comportamenti dannosi per loro e per gli altri.

Ne parlo ora perchè oggi non ho trovato parcheggio nel piazzale di fronte casa mia. Ho dovuto rimettere l'auto in garage. Lì ho visto la mia vecchia moto, sotto un telo di plastica. Non saprei perchè, ma tutte le cose pericolose finiscono dietro o dentro qualcosa. Ho una katana dentro un cassetto del salotto. Quattro fucili ereditati da mio nonno, tre denunciati e uno a canne mozze "per le emergenze", dentro un armadietto chiuso a chiave e una nsr sotto un telo di plastica.

La mia moto non è stato il primo mezzo che ho guidato. A quattordici anni, mio nonno mi ha passato il suo dingo cross 50, Moto Guzzi. Venti anni di onorato servizio. Gli ho piazzato sopra tre adesivi con Eddie, la mascotte degli Iron Maiden, e un adesivo di Ozzy Osbourne sul parafango anteriore. Era pronto. Sulla marmitta di quel motorino c'ho lasciato un pezzo di pelle della gamba e un po' di grasso corporeo. Nello stesso punto in cui mio nonno, anni prima, aveva appoggiato la busta che conteneva un coniglio che stava riportando a casa, dopo averlo comprato da un contadino. Quel punto è tutt'oggi coperto da grasso fuso, plastica fusa e pelle fusa. Un po' cose mie e un po' del coniglio.

Probabilmente i miei si sentivano un po' in colpa per avermi dato quell'amatissimo rudere, anzichè comprarmi uno scooter o un beta four o un bullit, come era successo alla maggior parte dei miei coetanei. Così dopo mille suppliche e preghiere, a 16 anni e un giorno, ero seduto sulla mia Honda nsr raiden 125. Uno di quei 125 due tempi da tredicimila giri che ora non fanno più. Centonovanta chilometri all'ora di velocità massima dichiarata dalla casa costruttrice.

Giuro che andrò sempre piano.
Con la testa sulle spalle.
Non sorpasserò mai in curva.
Sono un tipo prudente, lo sapete.
Che poi, sei marce, me ne basteranno quattro...

Notoriamente.

In un paese di diecimila anime non ci sono estranei. La gente si divide in: amici, nemici, conoscenti.
Un mio conoscente, coetaneo, condivideva la mia stessa passione per le moto. Un giorno uscì largo da una curva tornando da scuola, andando addosso a una panda che arrivava dell'altra corsia. La testa gli si è staccata dal collo nell'impatto col parabrezza (Con la testa sulle spalle. L'avrà detto anche lui, ne sono sicuro). Poi ha proseguito, casco e tutto, fino alla faccia della signora che guidava la panda. Morta anche lei sul colpo.

La differenza tra me e lui ora la fanno quindici anni di vita. I viaggi. Gli incontri, le storie. Le serate belle e i momenti brutti. Gli studi. Gli amici e chissà che altro.
Quindici anni fa però, era diverso. Tra me e lui, in tante occasioni, la differenza l'hanno fatta dieci centimetri. Un sistema neurale un pelo più veloce. Un guidatore più esperto in un altro veicolo. Qualche fotone, che anzichè terminare la sua corsa sulla mia retina accecandomi per quel secondo in più, aveva deciso di riflettersi sulla visiera del mio casco, per finire chissà dove.

A questo punto potrei dirvi che scendere dalla moto, con l'adrenaline rush che ti fa tremare talmente le gambe da non poter quasi camminare non è niente. Che non ne vale la pena.
Suonerebbe tanto ipocrita. Come sentire da Ulisse, legato sull'albero della sua nave, mentre i suoi compagni stanno remando con le orecchie tappate dalla cera, che il canto delle sirene non è poi questo granchè.

Il fatto è che crescere è pericoloso. La Moratti, i nostri genitori e coloro che ci amano in generale ci vorrebbero vedere uomini da subito. Purtroppo non è possibile. Per diventare uomini bisogna, prima, essere ragazzi.
Andrew Ryan diceva (concedetemi la citazione da nerd), a proposito dei bambini: "sono così inutili, prendono tanto e non producono nulla. Dovremmo trovare un metodo per accelerarne la crescita." Chi ha giocato a bioshock sa che fine hanno fatto le sue idee, la sua utopia, la sua Rapture. Non credo che la Moratti abbia giocato a Bioshock, altrimenti non avrebbe firmato quell'ordinanza.

Io non credo che il sindaco di Milano o i nostri genitori agiscano per il male. Solo non hanno chiaro il quadro d'insieme. Sono probabilmente spaventati e fanno del loro meglio per tenere le cose sotto controllo. Purtroppo quel controllo non l'hanno mai avuto.

E' qui che mi è ritornata in mente la scena di un vecchio film con Anthony Hopkins.



Buona fortuna a chi sta per salire sulla "sua moto". Che questo piaccia alla Moratti o meno.

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