6 settembre 2009

On your knees. Worship me!

No, non sono impazzito. Non sono nemmeno in preda a manie di onnipotenza. Pensavo piuttosto ai luoghi comuni. Aristotele ha scritto che i luoghi comuni sono tali perchè veri. Di più, li considerava una delle migliori armi per persuadere, uno dei più efficaci artifici della retorica. Ammetto di non essere un gran fan di Aristotele, lì, imbronciato sugli spigoli di quel cubo.

Il luogo comune in questione è "la cultura è elitaria". Con buona pace di Aristotele, nella maggiorparte delle volte in cui, nella mia vita, ho avuto a che fare con qualcuno che ne sapesse più di me su un argomento, quel qualcuno si è sempre dimostrato più che disponibile alla conversazione. Che fossero mail, chiacchierate, lettere o telefonate, chi conosce qualcosa è sempre più che propenso a diffonderla.
Gli scienziati sono ben lieti di pubblicare gli esiti dei loro studi. I professori di insegnare. Gli scrittori e i filosofi di scrivere. Gli amici di condividere i loro pensieri.
E' ironico notare invece come chi cerchi di mantenere un argomento dietro una coltre di fumo è, nella maggiorparte dei casi, ignorante in materia.
Se ne potrebbe discutere a livello memetico, ma non è l'argomento che mi preme questa notte.

Zakk Wilde è un chitarrista americano. E' il leader di una band southern rock-metal chiamata Black Label Society, nonchè il chitarrista co-writer di Ozzy Osbourne. E' da sempre una delle mie maggiori influenze musicali, non saprei contare quanti mi bassi abbia spezzato suonando i suoi riff. Purtroppo oltre ad essere un chitarrista di eccezionale talento è un redneck. E' quello che oltreoceano chiamano "a rightwing conservative christian". A volte ascoltando i suoi pezzi mi viene la voglia di bruciare qualche negro in strada, vestito da fantasmino bianco. Fortunatamente non passano molti negri da queste parti, nell'entroterra marchigiano.
Zakk ha scritto due pezzi (uno a quattro mani con Ozzy) intitolati Miracle Man e Counterfeit God, sul fenomeno dei telepredicatori. Per capirci, prendete Survivor di Chuck Palahniuk, servitelo caldo con riffettoni heavy metal in drop D e assoli pentatonici di semibiscrome et voilà, il pranzo è servito. La speranza dei disperati. Le promesse dei predicatori. Gli show grotteschi. Le false rivelazioni. Il raggiro.

La cultura non è elitaria. Il potere invece si.

Non c'è modo migliore per non ottenere una risposta che fare una domanda a un politico. Di questi tempi sembra che domandare sia addirittura un reato, meritevole di querela.
Spedite una mail per chiedere conto a un politico o a un amministratore e la vostra casella di posta rimarrà vuota.
Mandategli una lettera e avrete sprecato un francobollo.
Telefonategli e vi risponderà una segreteria telefonica o una segretaria, anche detta segreteria telefonica organica.

Con questo non voglio dire che chi amministra il potere non parli, semplicemente quello che dicono non ha alcun significato. Non si addentrano in nessuna questione. Parlano del niente col niente. Non vogliono un dibattito o una discussione e il modo migliore è non trattare alcun argomento.

"We are never defeated until we give up on God" di Ronald Regan non significa assolutamente nulla.
"Il nuovo miracolo italiano" di Berlusconi è niente.
"Yes we can"? Vuoto pneumatico.

"Yes we can" ha portato il primo afroamericano alla casa bianca. La sua riforma sanitaria probabilmente non passerà, nemmeno sull'onda emotiva della morte del suo vero ideatore, Ted Kennedy. Un conto è il vuoto, un altro sono gli argomenti.

Il mondo non si divide in chi sa e chi non sa. Tra chi ha cultura e chi no. Il mondo si divide tra chi comanda e chi no. I primi non hanno alcun interesse a diffondere qualcosa, a discutere, a confrontarsi su qualcosa di concreto. Hanno interesse a che le cose rimangano esattamente come sono ora. Certo, ci sarebbe un piccolo problema, quella cosa chiamata democrazia. Si, la peggior forma di governo possibile una volta scartate tutte le altre.
Per far si che le cose rimangano come sono, i nostri politici, i nostri preti, i nostri televenditori hanno bisogno di rappresentarci. Yes, we can. Hanno bisogno della nostra approvazione, del nostro voto, del nostro appartenere a una confessione religiosa. Ecco il miracolo! Italiano o meno che sia. Hanno bisogno delle nostre aspettative e delle nostre paure, hanno bisogno della nostra fede. We are never defeated until we give up on god! (I'm your god!).

L'ironia dei pezzi di Zakk va oltre le sue intenzioni. Su quegli schermi non passano solo i suoi telepredicatori di vangeli catodici. Passano i nostri politici. Passano i suoi politici. Passano i nostri preti, i mullah, gli impiegati degli uffici tecnici, le giunte regionali. Passa il prete che ci confessa. Passa il vescovo che ci cresima. A loro va la nostra fiducia. A noi torna il vuoto fatto slogan.

In ginocchio! Fatevi rappresentare!

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